IL CAMMINO
Ripercorro Le spirali di Damanhur, colore su colore, giro dopo giro, fino al centro, poi troppo colore, troppa foga. I colori si mischiano e perdono senso, tutto diventa confuso, l’entropia prende il sopravvento, mi sto perdendo e allora uso la tela per asportare quell’unico colore che fagocita tutti gli altri, un colore orrendo un incubo di bambina.
Questa stessa tela diventa la prima chiave, la chiave dell’incubo, dell’insoddisfazione, della frustrazione. Poi via via il respiro prende ritmo, la mente si calma, dalla seconda tela prende inizio il cammino e questa diventa la nuova chiave.
I chiodi diventano il centro della spirale, ricominciare è difficile, i materiali si aggiungono e contengono quel colore impazzito, quell’incubo sofferto che ci ha lasciati sudati e ansimanti. Ai chiodi si aggiungono le pietre, i turchesi, la graniglia di marmo che insieme diventano la struttura sulla quale riprendere i colori, passo dopo passo, spirale dopo spirale, fino al centro.
Ecco è passato, è finito, il Maelstrom ci lascia sfiniti ma ancora vivi a guardarci intorno attoniti e svuotati.